antónio aly silva
una voce fuori dal coro
Controverso e provocatore. Lo sguardo stanco, la parola tagliente e cinica, le mani che non stanno mai ferme. António Aly Silva è un giornalista di Bissau. Il suo blog Ditadura do Consenso è letto in tutto il mondo e rappresenta una fonte informativa indipendente per sapere cosa succede nel Paese. Nel pur limitato mondo dell'informazione della Guinea Bissau, Aly è una voce fuori dal coro: a differenza dei media mainstream, che lui definisce filo-governativi e troppo concentrati sulla cronaca politica, nel suo blog denuncia episodi di corruzione, di abuso di potere, violazioni di diritti umani e problemi di giustizia “che non esiste, se non contro i piu fragili”. Per le sue critiche esplicite, in passato ha subito intimidazioni, aggressioni e condanne.
Aly Silva ha aperto il blog nel 2004, quando lavorava per un settimanale in Portogallo. All’epoca era difficilissimo accedere a internet in Guinea Bissau, per questo le visite dal Paese erano praticamente assenti. Ma oggi la situazione è cambiata: i suoi concittadini sono i primi lettori dei suoi articoli. Un motivo di orgoglio e soddisfazione per il giornalista.
"I nostri giornalisti dovrebbero parlare dei problemi della società, dei quartieri, della luce e dell’acqua nelle case - che ancora tantissime persone non hanno - del sistema sanitario e di quello educativo. E invece, se sfoglio un giornale, non vedo altro che pagine e pagine sulla politica".
Aly ha parlato con noi anche della sua visione della politica, a tratti spericolata e provocatoria. E della sua intenzione di trasformare il consenso che sta ottenendo attraverso il web in un'esperienza partitica. Nel suo futuro, a dire il vero poco ottimistico sulla Guinea Bissau, c'è infatti la creazione di un partito ultra-nazionalista indipendente e repubblicano, ispirato all’unità tra tutte le etnie del Paese all’epoca della lotta contro il colonialismo. Il suo occhio critico e osservatore, unito all'esperienza personale di giornalista perseguitato e all’obiettivo di scuotere le coscienze, gli fa affermare di non credere nella Guinendadi: "Io non uso questa parola, perché credo sia un modo come un altro per coprirsi gli occhi, dirsi che siamo uniti quando non lo siamo".